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giovedì 29 marzo 2012
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| Metropolis |
Il titolo del blog è "Notes. Appunti contemporanei dall'Isola dei Sardi". Sono nato nelle terre che un tempo erano conosciute come la Magna Grecia. Sono cresciuto in Sardegna. In quest'Isola, l'Isola dei Sardi, sono sopraggiunto che avevo pochi mesi. Sono un figlio del Mediterraneo e la Nazione Sarda è la terra cui mi sono (per ora) fermato. Le mie genti sono a Sud. Da Istanbul a Napoli; da Cagliari ad Algeri; da Gerusalemme a Tanger mi sento a casa. Profumo di ulivi. Minareti, chiese e sinagoghe. Commerci e stoffe pregiate. Asia, Africa ed Europa sono la genesi della civiltà mediterranea a cui mi sento di appartenere.
Alghero, goccia di miele su di un mare azzurro turchese, è l'ombelico del mondo. Il meridiano in cui tutto inizia e tutto finisce. Se un giorno dovessi partire per lo spazio per affrontare un cammino senza ritorno, porterei con me un quadro raffigurante un tramonto di Alghero. A marzo. Per illustrare ad altre civiltà cosa sia un luogo dell'emozione sulla Terra: l'Alguer. Città unica in cui è depositata ogni forma di amore e bellezza.
Proverò a non trascurare la mia grande passione per il turismo. Qualcuno diceva che un vero viaggiatore parte per partire. Non è importante la meta: quello che conta è la sospensione metafisica che la scoperta del nuovo impone all'essere umano. Lo spostamento include il cambiamento ma anche il conoscere se stessi e gli altri.
Dentro questo blog, spazio immateriale della letteratura virtuale e post-moderna, scriverò soprattutto appunti/notes. Sbalordimenti di questo intermezzo di crisi che sono i nostri giorni. Nelle Tesi di Filosofia della Storia scriveva Walter Benjamin:
"C'è un quadro di Klee che s'intitola 'Angelus Novus'. Vi si trova un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. L'angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l'infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che egli non può più chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso, è questa tempesta."
Vedremo questa tempesta dove ci porterà. Nel frattempo scarabocchierò. Da Cosmopolis ad Alghero passando dalla Sardegna.
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