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lunedì 2 luglio 2012

Questa mattina nel corso dell'udienza a sezioni riunite che ha parificato il bilancio dell' amministrazione regionale il presidente della Corte dei Conti della Sardegna, Mario Scano, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

Il credito maturato dalla Regione nei confronti dello Stato, al 31 dicembre 2011, ammonta a quasi un miliardo e mezzo di euro (esattamente 1.459.545.588,80) per le compartecipazioni al gettito tributario non ancora versate in tesoreria


Questo dato dovrebbe far riflettere molto sull'importanza del termine sovranità fiscale. Infatti la sua realizzazione in Sardegna presupporrebbe un potere di comando ultimo sull'organizzazione fiscale dell'Isola, in accordo naturalmente con il quadro comunitario europeo.

In un momento di crisi come questo, il poter far leva sulla modulazione del sistema fiscale e sulle dinamiche di tassazione delle imprese (solo per fare due esempi) risulta essere uno strumento determinante nell'ottica di un rilancio della crescita economica. L'Isola ha un’improcrastinabile necessità di esercitare in maniera sovrana il potere fiscale. Specialmente se consideriamo la sua condizione geografica. 

L'essere geograficamente isola non può non comportare l'esercizio del potere di comando finale sulla fiscalità, soprattutto in un'ottica di ricostruzione strategica dell'indice di competitività delle imprese sarde. Un'area a bassa fiscalità nel centro del Mediterraneo attirerebbe molti investimenti, che potrebbero essere sostenuti da un generale rilancio infrastrutturale del sistema dei traporti interno ed esterno. 

Nell'era della post-Autonomia, questo obiettivo si potrebbe conseguire attraverso la creazione di una forza di governo  che metta in crisi il sistema bipolare sardo e che abbia come primo punto del suo programma politico la riforma dello Statuto in senso sovranista. Qui sta la chiave del futuro governo dell'Isola.

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