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martedì 17 aprile 2012

Eraclito
Gli articoli che Ilvo Diamanti divulga su Repubblica sono sempre molto stimolanti e ogni settimana non perdo occasione di leggerli. In un suo recente scritto a commento dello scandalo Lega, Diamanti così definisce il momento storico in cui versa l'Italia:


Così, la fine dell'epoca di Berlusconi e di Bossi non risolve i problemi di questa "Repubblica provvisoria". Li lascia sospesi. La "questione settentrionale": senza rappresentanza. E, prima ancora, la "questione nazionale". In attesa di riforme che il governo del Nord non è riuscito a fare. E che il governo dei Tecnici non è in grado di realizzare. Questo Parlamento non glielo permetterebbe. Appartiene al passato. Bisogna, per questo, attendere nuove elezioni. Un nuovo Parlamento. E, a mio avviso, una nuova "Assemblea costituente"


L'Italia definita una "Repubblica provvisoria".
In modo corrispondente a questa definizione, la cronaca politica isolana di questi giorni mi ha ricondotto in mente la riflessione di Diamanti. La Sardegna.
Senza una data certa per le elezioni amministrative, spoglia di una continuità territoriale risoluta, privata della sicurezza di ricevere dal governo italiano i compensi della "Vertenza Entrate", rappresentata da un governo regionale da tempo arrivato al capolinea.

L'Isola è un non luogo. Uno spazio in cui soffia solo il vento della provvisorietà gestionale. Senza trovare ostacoli. I sardi. Sospesi nel limbo di un'Autonomia morta e sepolta. Immersi in emergenze decennali che sono ormai diventate brandello integrante del nostro patrimonio storico e comportamentale. 

In Sardegna ci si è dimenticati di includere il futuro nelle discussioni del presente. L'oggi è disgiunto dal domani. Tutto corre alla velocità della luce senza capire dove è posizionato il nostro divenire. In questa drammaturgica scenografia i sardi stanno abitando "vite provvisorie". Immersi in una infinità di questioni irrisolte a cui la classe politica non ha mai saputo dare risposte tangibili. Un popolo oscillante. Incastonato tra cielo e terra: circondato dal mare. 

Una regione a Statuto speciale. Autonoma. Ma senza neanche una data certa per le elezioni di sessantacinque consigli comunali. In questo quadro la democrazia soffre, come sono sofferenti i volti di tanti sardi senza più reddito o la sicurezza di trovare un posto di lavoro. 

La fine dell'Autonomia lascia al popolo sardo un'eredità pesante. Quasi catrastofica. Nessuna certezza. Bisogna iniziare a ripensarsi. Come individui. Come popolo. Come Nazione. Volare alto per allontanarsi dal pantano in cui la Sardegna è precipitata.

"Vite provvisorie", ovvero la polverizzazione delle nostre aspettative. Mi verrebbe da pensare al Panta rhei os potamòs di Eraclito. Tutto scorre. Sarebbe bello. Ma in Sardegna i fiumi hanno smesso di fluire da tempo. Anche loro non sanno più dove andare. Sono provvisori. Aspettano un passaggio sicuro.

2 commenti:

afara ha detto...

diciamo che hai reso molto bene l'idea, specialmente leggendo la parte sul Futuro mi sono venuti in mente i molti giovani in attesa di M&B, finanziamenti generici della Regione etc e penso che possano riconoscersi benissimo in questo disegno che hai dato, rendendolo molto vivo con le giuste, giustissime parole,dando anche un tocco poetico, bravo!
pero' non c'e'molto da essere felici, anzi...

NelloCardeniaBlog ha detto...

Il futuro in Sardegna è diventato un lusso che ormai pochi si possono permettere. Ripensare cosa dovrà essere la Sardegna da grande è un esercizio fondamentale per provare a cambiare il destino di questa terra. Grazie AFARA per il commento!