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martedì 29 maggio 2012
Il calcioscommesse. Giocatori che bazzicano con narcos e
capi ultrà poco affidabili. Partite truccate per facili guadagni. Lo sport che
diventa una modalità per delinquere. E' questo il calcio di nel nostro tempo? A
sfogliare i giornali sembra proprio di sì. Lo tsunami giudiziario che sta travolgendo
il mondo del pallone è un boccone doloroso da elaborare. Il fango ormai ha devastato
l'area piccola. Terra di dominio del portiere in estrema difesa della sacralità
inviolabile della propria porta.
I tifosi hanno dovuto rassegnarsi alla
metamorfosi antropologica del calcio, che negli ultimi venti anni è diventato
una articolata macchina da soldi. Spietata nella sua meccanica. Un rullo
compressore capace di modificare comportamenti e abitudini di milioni di
persone. Partite disputate a tutte le ore e tutti i giorni. Ossessivamente. I calciatori ormai diventati delle rock star.
Abbonamenti TV, dirette infinite, pre-partita lunghi quanto la processione di
Santa Rosalia a Palermo.
Eppure i tifosi, quelli che amano la propria squadra
con un sano e vero sentimento di appartenenza, sono sempre lì. Fedeli e
disposti ad ogni sacrificio. Che si tratti del divano di casa o di seguire la
propria squadra in trasferta. Invece nel calcio sono entrate in scena le
volanti. Le sirene della polizia. Il campo pertanto è muto. Il tifo sugli
spalti scema perché ogni gol potrebbe essere un punto scenografico stabilito in
qualche cantina ungherese. Lontano dal cuore dei tifosi.
In molti
rimpiangeranno le domeniche con le orecchie tese verso le radioline. Ad ogni
urlo un tuffo al cuore nella speranza che la vibrazione sonora discendesse dallo
stadio giusto. In quegli istanti le
immagini dell’azione da goal si plasmavano nella fantasia, fino a che non conquistavano
forma nella trasmissione 90esimo Minuto. Non dobbiamo obliare che il calcio è
anche poesia.
Perché una punizione di Maradona era il colpo di pennello finale
scaraventato dentro un quadro già perfetto. I dribbling di Pelè segnavano la
traiettoria verso l'arte delle fantasia sudamericana a ritmo di samba. L'Olanda
di Cruyff giocava un calcio totale metafora della globalizzazione che in quegli
anni iniziava la sua corsa forsennata verso l'oggi. Il Camerun di Roger Milla:
i leoni indomabili che fecero sognare l'Africa e forse il mondo intero con la
loro tecnica e il loro strapotere fisico.
Già. Il calcio è finanche questo. O
almeno lo è stato. Come tutte le vicende umane è attraversato da forze negative
e positive. Le umane debolezze non spariscono dietro la sana competizione
sportiva. Neanche se si è giovani, belli, ricchi e famosi. Ora però basta.
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