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giovedì 31 maggio 2012
Il palazzo che ospita 59Rivoli |
Amo Parigi. Una capitale terribilmente narcisista che tutte
le mattine si venera allo specchio. Perdutamente innamorata di sé stessa.
Esiste un indirizzo, serbato nel cuore della metropoli francese, in cui vale la
pena recarsi: rue de Rivoli 59. Qui, fino al 1999, scorgeva l’edificio del CDR
del Credito Lionese che fino a quel momento, e per 12 anni aveva, abbandonato
questo stabile in giacenza speculativa. Privo di vita e inattivo. Vuoto.
Il 1
novembre 1999 un ciuffo di artisti del collettivo "Chez Robert, ÉlectronsLibres" decide di occupare lo stabile per trasformarlo in un museo urbano
di arte contemporanea autogestito. Dopo aver superato svariate odissee legali, 59Rivoli diviene a tutti gli effetti "panorama urbano" nel cuore di
Parigi, classificandosi terzo come Centro d’Arte Contemporanea a Parigi in
termini di frequentazione pubblica. L’alterazione genetica della funzionalità
spaziale e sociale di rue de Rivoli 59 è completata.
In questo universo cosmopolita
ho speso molto tempo del mio salottiero soggiorno parigino. Qualunque ambiente del
palazzo è territorio incontrastato dell'espressione artistica di chi lo vive e
lo muta. Ogni artista fruisce di un atelier e la sua presenza ruota nel tempo,
in modo da dare la possibilità a più persone possibili di manifestare la
propria arte. I residenti stabili sono solo dieci. 59Rivoli è uno spazio
pubblico liberato che si è spalancato al mondo. Germogliato dal basso ma poi
diventato patrimonio culturale e universale di Parigi. Trasfigurando un vuoto
urbano in una fenomenologia di condivisione intellettuale.
Questa premessa per
significare che anche nella città di Alghero sussistono spazi che potrebbero operare
la stessa funzione. L'ex Vetreria e l'ex Cotonificio sono i due luoghi simbolo
dei processi di esclusione socio-cognitiva che un vuoto urbano comporta alla
società. Perimetri inabitati che soffocano i tempi della creatività e la
possibilità di produrre momenti di socialità agita e attiva. Alghero, per
contingenti motivi storici, non ha certo l'effervescenza culturale di Parigi.
Ma questo non vuol dire che non si possano realizzare, anche in
una piccola realtà, dinamiche di scarcerazione urbana come 59Rivoli.
Perché non
osare anche qui? Perché non pensare che anche la città di Alghero si possa
dotare di arsenali aggregativi e attrattivi di questa natura? Su tematismi
quali l’arte, la cultura e la socialità il governo della cosa pubblica deve avere
un ruolo guida, incentivando la proliferazione di questi importanti aspetti che concorrono al miglioramento della qualità della vita.
Questo richiede una radicale metamorfosi nella visione che si ha delle relazioni possibili tra complessità
urbana, la sua pianificazione e i beni comuni di una collettività.
A Londra esiste il Barbican Centre dentro il cui compound, ricavato da
un palazzone in stile "brutalism" britannico, è possibile navigare in
internet liberamente, studiare o prendere un caffè godendo del rumore delle fontanelle. Un oasi in cui le classi sociali non esitono. La struttura ospita un
teatro, mostre e una libreria. Al suo interno vengono realizzati una miriade di
eventi anche a pagamento, mentre l'accesso rimane sempre libero.
Si tratta di un
luogo aperto al pubblico in cui è piacevole passare del tempo e in cui la
facilitazione nell’accesso alla cultura è il motivo fondante della sua presenza
nella cintura urbana. Alghero ha un estremo bisogno di spazi di questo tipo. E
credo che ne abbia estremo bisogno anche quell’individuo post-moderno, liquido
e senza nessi spaziali che troppo spesso dimora in ognuno di noi.
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