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giovedì 5 luglio 2012
La stampa europea di stamattina ha dato grande risalto alla
bocciatura da parte del Parlamento Europeo del trattato anticontraffazione
ACTA. Il voto degli eurodeputati di cui 478 hanno votato contro, 39 a favore e
165 si sono astenuti è stato sospinto da una petizione firmata da 2,8 milioni
di cittadini europei che chiedevano che tale accordo venisse disapprovato, in
nome della libertà d'espressione, la ricerca e la privacy. Se l'ACTA, sostenuto
da Stati Uniti Canada Australia Giappone
Nuova Zelanda Messico e firmato da 22 paesi europei, fosse entrato in vigore
avrebbe limitato di molto la libertà di azione in rete. Secondo Repubblica
questi sarebbero i percoli percepiti da un’eventuale entrata in vigore di tale
trattato:
Fornisce il potere ai detentori del diritto di autore di
fare pressione su provider e intermediari per bloccare contenuti direttamente o
raccogliere informazioni su sospetti pirati, senza un mandato del giudice.
L'accordo incentiva infatti la collaborazione diretta tra mayor e provider
scavalcando polizia e autorità giudiziaria, negando nei fatti il diritto a un
processo equo e aprendo la porta a rischi rilevanti per la privacy del
cittadino. Molto contestata è poi la segretezza con cui i vari attori hanno negoziato
l'accordo scavalcando i parlamenti nazionali e le istituzioni comunitarie e
internazionali. Le prime bozze del documento sono state rese pubbliche solo
grazie a siti come Wikileaks e sono passati tre anni prima che i documenti
fossero diffusi per vie ufficiali
Martin Schultz, presidente del Parlamento Europeo, pone l’enfasi
sulla partecipazione popolare europea e sull'esistenza di un pubblica opinione
sovranazionale capace di mobilitarsi per raggiungere risultati consistenti in
materie come la regolazione normativa della rete . Il luogo preposto a
raccogliere queste spinte democratizzanti è il Parlamento Europeo, il cui peso
istituzionale non può essere trascurato.
L'Europa per tanto è stata chiamata ad
intervenire in un’aerea del diritto le cui frontiere si spostano velocemente, e
in cui il diritto comunitario diventa sempre di più la prima fonte normativa invitata
a normare questi mutamenti. Da segnalare al riguardo la posizione del
Frankfurter Allgemeine Zeitung:
Il branco si è
scagliato sull’Acta e ha vinto […]. L’arroganza dei cyber-feticisti, questa
‘comunità della rete’ idealizzata e santificata, ha voluto impedire che lo
stato garantisse qualcosa che soltanto lo stato può garantire: il diritto. Il
modo in cui il governo tedesco, il parlamento [tedesco] e ora il Parlamento
europeo si sono piegati davanti alla disinformazione e all’intimidazione di
questa comunità è vergognoso. Come se non bastasse questa azione contro il
diritto e la legge viene celebrata come fosse una nuova forma di democrazia, e
ogni riferimento al carattere totalitario delle masse digitali viene liquidato
come atto di ‘lobbysmo’. Ma chi è che ha fatto cadere l’Acta se non una lobby
senza scrupoli?
Con il voto che ha bocciato l'ACTA l'Europa è caduta in mano
alle lobby oppure ha dimostrato che in fondo qualcosa di positivo la
contraddistingue? Tra le lobby delle banche e quella della comunità della rete
preferisco decisamente la seconda.
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