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domenica 28 aprile 2013
London.
While I am walking through its streets, I often fell myself like
rolled up into a persistent reflection: everything that you would
like to know about the world, can be simply found on the streets of
this endless metropolis.
Do you need to find out the kallun's recipe?
You
have just to ask
at the Somali barber downstairs. Do you want to understand more about
the artistic evolution of David Bowie? Just go to the exhibition
dedicated to him at the Victoria and Albert Museum. Your urgency is
related to know where and how the Crisis has been developed? Just wonder around Canary Wharf on Friday afternoon and try to spend a
part of your time observing the bankers behavior.
London is a huge
search engine of human species: get the right way and your curiosity
will be drained. Therefore, in this situation internet is not
essential to find correct answers related to the question that could
come up in your mind. In fact, it just needed to investigate the
sparkling life of the megalopolis, because the matching responses are
piled up in its every corner.
The cloudy sky of London! I spend few
minutes a day observing this phenomenon with astonishment, and his
ostentatious self-confidence every single second irritates me. It
never stands aside: always asleep on the heads of Londoners. However,
which is the real role of this everlasting gray roof in London
bio-social lifetime? Sometimes I think that all of these clouds works
like a view stopper, so that no one could be fascinated by a blue sky
in which gently slip the mind. The metropolis does not allow
distractions.
In one hand London responds with its global urban
essence to all the questions imaginable; in the other hand London
pretends an absolute devotion to its real soul: make money. Sunny
weather could mean natural slowness and carelessness. Therefore, its
climate, perpetually angry with the entire world, is the price to pay
for living in this global network of humanity. Once in Baker Street
Station. I step on the tube, minding the gap. Of course!
The wagon
was strangely uncrowded. Suddenly, a captivating melody comes from my
right side. I turned my attention to understand who are the stars of
this sound. Meanwhile, the tube was running stubborn towards Finchley
Road. Sitting next to each other, four children was reciting the
Quran in Arabic, going back and forward as is often shown in the
newscast. A completely veiled woman noticed them to not get
distracted and go on to paying homage to the Prophet of the desert.
Although the wagon seemed to be a madrasa of Karachi, I finally
arrive to Kilburn station. The West. Or maybe a new kind of West.
Probably, we are already in the future of an universal melting pot.
London. I headed to Kilburn High Road. The colors of the metropolis
take form again in front of me. All the answers stand on the
sidewalks of this huge city. But we are ready to ask questions?
Londra. Camminando per le sue strade mi trovo spesso arrotolato dentro una persistente riflessione: ogni cosa che c'è da conoscere sul mondo si trova sulle vie di questa infinita metropoli. Vuoi scoprire la ricetta del kallun? Basta informarsi dal barbiere somalo sotto casa. Vuoi comprendere maggiormente l'evoluzione artistica di David Bowie? Basta andare alla mostra a lui dedicata al Victoria and Albert Museum. Hai urgenza di conoscere dove e come si è sviluppata la Crisi? Basta gironzolareper Canary Wharf il venerdì pomeriggio e osservare il comportamento dei banker.
Londra è un enorme motore di ricerca sull'umana specie. Basta andare nel posto giusto e la propria curiosità viene prosciugata. Non c'è bisogno di internet per trovare le risposte ai quesiti più strani. Difatti basta semplicemente indagare la pullulante vita della megalopoli: in quanto le risposte giuste sono ammucchiate in ogni suo angolo.
Il cielo nuvoloso di Londra. Lo osservo sempre con stupore. La sua ostentata sicurezza mi irrita. E' sempre lì. Addormentato sulle teste dei londinesi. Ma che funzione opera questo perenne tetto grigio rispetto alla vita bio-sociale di Londra? A volte penso che tutte queste nuvole fanno da tappo affinchè nessuno possa lasciarsi incantare da un cielo azzurro in cui far scivolare dolcemente la mente.
La metropoli non ammette distrazioni. Londra risponde col la sua essenza urbana a tutte le domande possibili e immaginabili. Ma pretende una fedeltà assoluta alla sua natura: il business. E sole significa lentezza e naturale spensieratezza. Per tanto il suo clima perennemente arrabbiato col mondo è il prezzo da pagare per vivere nella rete globale dell'umanità. Dove sulla metro ti trovi seduto vicino a qualunque tipologia di essere umano.
Un giorno. Baker Street Station. Salgo sulla tube facendo attenzione allo scalino. Il vagone è stranamente poco affollato. Improvviso, un soave canto voce giunge dalla mia destra. Volgo lo sguardo verso le melodie per capire chi sono i protagonisti di questo spettacolo sonoro. Nel frattempo la tube corre ostinata verso Finchley Road. Seduti tutti uno accanto all'altro, quattro bambini stanno recitando il Corano in arabo, andando avanti e indietro come spesso si vede nei filmati dei telegiornali. Una donna completamente velata sembra intimare loro di non distrarsi e continuare ad omaggiare il Profeta del deserto.
Nonostante il vagone sembra essere diventato una madrasa di Karachi arrivo a Kilburn station. Occidente. O forse Medio-Occidente. Probabilmente siamo già nel futuro del meticciato universale. Londra. Mi dirigo verso Kilburn High Road. I colori della metropoli riprendono forma. Tutte le risposte sono sui marciapiedi di questa enorme metropoli. Ma siamo pronti a fare delle domande?
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