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giovedì 26 aprile 2012
Alghero. Sassari. Porto Torres. Il triangolo della Nurra. Uno
spazio pieno di attrattive, risorse legate al territorio e cultura. L'area del
sassarese sta vivendo una profonda decadenza economica, ma direi anche
esistenziale. Identitaria.
La zona industriale di Porto Torres è in ginocchio.
Disoccupati e cassaintegrati a questo punto si contano nell'ordine delle
migliaia. Il turismo nella Riviera del Corallo è in fase di degradamento da
circa dieci anni. Sassari non ha più la capacità di essere il cento principe
dell'economia del territorio. Tra i centri commerciali che seccano le piccole
attività e il crollo del commercio, Sassari è diventato un capoluogo spossato.
Il tasso di disoccupazione giovanile sfiora il cinquanta per cento. Dentro
questo scenario le nostre vite sono diventate esempi resistenziali di come si
possa sopravvivere in un territorio ormai diventato uno dei tanti lati adombri
della globalizzazione. Il processo di immiserimento del capitale umano ed
economico in cui il triangolo della Nurra è sprofondato è inquietante. In
questa congiuntura la povertà arriva a toccare fasce di popolazione un tempo
disgiunte da questi processi.
Anche la provincia di Sassari è diventata una
società del debito. Sono centinaia le aziende in sofferenza. Oggi Sassari
riproduce la Sardegna tutta. E' l'Isola la piattaforma della crisi. Questo è il
quadro mentre ci approssimiamo al 28 aprile. Sa die de sa Sardigna.
Una
giornata che seppur tra mille contraddizioni, raffigura nell'imaginario comune
dei sardi un momento rilevante della propria narrazione storica. Per tale ricorrenza
desidererei ascoltare un discorso da parte del Governatore della Sardegna
condito dalle seguenti parole:
Cittadine e
cittadini della Nazione sarda. Nella storia non ci è mai mancato il coraggio di
lottare per la nostra libertà e per i nostri diritti. Genti di Sardegna: da
qualsiasi luogo voi veniate, di qualsivoglia colore sia la vostra pelle, di qualunque
religione voi siete i fedeli; la Sardegna è la nostra casa comune. Tutti in questa terra sono i benvenuti. Perché qui
esiste un solo popolo, il popolo dei sardi. Stiamo percorrendo il periodo più arduo
della nostra Autonomia. Sopraggiungeranno tempi ancora più duri. Per questo è
tempo di cambiare. E' arrivato il momento di oltrepassare l'Autonomia, il cui
impianto normativo non è stato capace di portare benessere alla nostra Isola.
Abbiamo urgenza di un vestito nuovo, ovvero di un moderno Statuto. Una nuova
Carta Costituzionale in cui venga sancito che la sovranità di questa Nazione
appartiene al popolo sardo. Ad ognuno di noi spetta l’esercizio del diritto
alla sovranità. Da questo punto ripartiremo, per solcare il mare del futuro e
della globalizzazione. Per adempiere a questo difficile compito ripartiremo da
noi stessi. Dai nostri paesi custodi ancora oggi di un’antica cultura e di una immutata
saggezza. Per costruire una libera Repubblica di Sardegna e per contribuire con grande decisione alla edificazione di un'Europa dei popoli che sia solidale e pacifica.
Governeremo la Sardegna ispirandoci ai più alti valori della democrazia e dei
diritti umani. Praticheremo la pace e la fratellanza tra i popoli. Basta basi
militari nella nostra Isola. Congegneremo il nostro sistema fiscale per stare vicino
alle nostre imprese, ai pastori, agli agricoltori e agli operai. Istituiremo un welfare state evoluto ed inclusivo.
Guideremo il nostro sviluppo con nuovi strumenti giuridici e nuovi poteri di
governo. Il lavoro sarà un valore oltre che un diritto. Rilanceremo l’istruzione
per creare ricchezza, insieme ad una società della conoscenza e dei servizi al cittadino. Per tutti questi motivi,
oggi 28 aprile 2012 è ufficialmente convocata l'Assemblea Costituente del
popolo sardo.
Sarebbe bello. Ho
sognato troppo. Ma sognare è il cammino necessario con cui immaginare la realtà
futura. Sa Die at a bennere.
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