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martedì 8 maggio 2012


Peppino Impastato
Il 9 maggio 1978 una saetta giunta dalle tenebre smorzò una vita siciliana. Trafisse la carne di un grande uomo: Peppino Impastato. In quella notte tutti gli aranci di Sicilia gemettero. Ed ogni anno, in questa giornata di primavera, un vento caldo accarezza il mio cuore trascinando i miei occhi nei tuoi pensieri Peppino. 

La voglia di verità lacerò la vita della tua gioventù, e mi sento piccolo di fronte alle tue gesta. Combattevi per la giustizia. Lottavi per quel Sud, che pure è parte di me, tormentato dalle camice rosse e tramortito dalla mafia. Tu riproduci l’esempio tangibile di come la politica rappresenti il terreno più eminente delle azioni umane, particolarmente quando la sua massima tensione ideale si attorciglia con vigore attorno alla parola libertà. 

La prima volta che guardai il film "I cento passi" di Marco Tullio Giordana, non potei fare a meno di piangere quando si manifestò davanti a me la scena finale in cui veniva riprodotto il tuo funerale. Fino a quel momento il tuo coraggio era stato formalizzato solo tramite libri e canzoni, ma quel giorno riuscii ad avvertire anche la tua presenza concreta e piena di colori. Grazie ad un film. Quel palco funebre cinematografico è stato solo un passaggio di un tempo infinito che ci ha concesso il ricordo immemore di te. 



Perché tu non sei mai morto Peppino! Per me e per tanti giovani che ancora oggi conservano la tua immagine. Di questi intervalli di crisi chi lo sa che avresti detto, scritto e parodiato. La giustizia non è mai sazia in questo mondo. E di persone come te il suolo umano reclama presenza. 

A Cinisi affrontavi un potere occulto ma dilatato. Anonimo ma comune. Cinisi era il punto mediano del tuo mondo. Tuttavia le tue parole hanno sempre avuto un senso assoluto, capace di sgretolare ogni confine per diventare patrimonio universale. Un frammento di passione civile scolpito nella storia dell'uomo. Ciao Peppino! Volevo dedicarti un pensiero, seppur piccolo, per farti compagnia ovunque tu sia.

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