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giovedì 10 maggio 2012


Questo articolo sarà più breve del solito e servirà solo a rammentare un numero: 56. Gli anni di vita del Poligono interforze di Quirra. Oltre mezzo secolo di suolo sottratto alla sovranità dei sardi. Un lunghissimo ciclo temporale di dolore patito dalla Sardegna. Spesso vissuto in silenzio interiore, ma fitto di suoni meccanici giunti da lontano. 

Tredicimila e 200 ettari divisi per 11 comuni tra Ogliastra e Sarrabus, che nel corso del tempo hanno "ospitato" ogni gamma di sperimentazione militare. Lecita o illecita. Sotto i nostri occhi indeboliti davanti alla devastazione subita. Adesso, grazie all'inchiesta del coraggioso procuratore di Lanusei Domenico Fiordalisi, non si può più far finta di niente.

Tuttavia mi piombano in mente, senza freno, degli interrogativi: perché, nel corso degli ultimi 50 anni, tutto questo prolungato silenzio da parte della classe politica sarda? Ne è valsa la pena contaminare uno degli angoli più belli di Sardegna rispetto ai posti di lavoro generati per la popolazione locale? E' davvero questo il modo giusto di amare l'Isola? Fa male. Molto male scoperchiare quello che è avvenuto dentro il Poligono di Quirra. La guerra in casa. Senza averla mai dichiarata. Penetrata ormai nella nostra carne grazie a 56 anni di connivenza. Questa è la sensazione che si ha ripensando alla genesi di questa vicenda. 

Le minoranze di cittadini e di forze politiche che nel corso degli anni hanno provato a rivoltare le coscienze non hanno mai trovato una concreta sponda nel solo luogo in cui la Sardegna poteva far sentire la sua voce: il Parlamento di Cagliari. Il 60% delle servitù militari italiane vivono nell'Isola. E' questo forse un modello di sviluppo? Spero che l'inchiesta di Fiordalisi porti alla chiusura della base militare. 

La forza lavoro locale potrebbe essere riassorbita nelle bonifiche, e il Salto di Quirra potrebbe essere riconsiderato come un campo di esercitazione per le organizzazioni umanitarie e non che devono far fronte a emergenze legate a calamità naturali. Il mondo non ha bisogno di sperimentare armi nuove, ma al contrario di unirsi per far fronte alle emergenze legate al global warming. Quirra potrebbe essere un luogo per incontrarsi e discutere di questo. Un territorio di pace. Come per tutta la Sardegna.

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