July 2002
يوليو 2002

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 Versione in italiano.

E' un pomeriggio afoso. Come tante volte capita nella sonnolenta Bologna durante il periodo estivo. L'umidità domina incontrastata l'atmosfera terrestre di questo angolo di globo. L'aria bollente sembra provenire dalle caverne di un vulcano arrabbiato. Difatti si appiccica addosso con tanta vigoria fino a farmi provare la sensazione di muovermi all'interno di un barattolo di mastice incandescente. Cammino incollato all'aria arroventata senza nessuna possibilità di potermene liberare. 

Sulle spalle porto il peso di uno zaino da tracking, il quale mi sovrasta in altezza fino al punto da farmi convincere che la sua punta estrema rassomigli alle vette dell’Everest. Intanto mi avvio verso la stazione dei bus. Arranco senza pietà. Nel mentre cerco di fare un piccolo promemoria autogestito per capire se ho dimenticato qualcosa di necessario per il viaggio. Operazione inutile: sicuramente qualche cosa di utile rimarrà depositata in silenzioso riposo nella mia stanza. Pazienza. Sono solo. 

Giungo in stazione, scorgo subito il bus che per diciassette ore sarà il mio alloggio. Avrò a disposizione un sedile tutto mio su cui organizzare il mio soggiorno itinerante. Destinazione Barcellona. La metropoli catalana. Al momento non so dove terminerà questa mia partenza. Non so neanche se si tratta di una vera partenza o del continuo di qualcosa altro. Forse pacificherò il mio andare in Nord Africa. O forse in Andalusia. O peggio ancora mai. L’importante è partire. Sistemo lo zaino e salgo senza troppe pretese sul pullman. L'aria condizionata mi assale violenta come uno stormo di cavallette affamato. Non ho mezzi per reagire. Tutto troppo veloce.   

La mia maglietta, la sacra umidità felsinea e la mia pelle si fondono per riprendere vita sotto le vesti di un nuovo materiale semi-organico che rimodella il mio corpo. Sono mutato geneticamente. Sono già diventato un altro organismo e non sono ancora partito. Mutazioni possibili. Prendo posto. Mi guardo intorno per comprendere chi può pensare di prendere un bus per Barcellona da Bologna nell'epoca dei voli low cost. 

Pochi esseri umani intorno a me. Per lo più migranti pieni di pacchi che solo il ventre paziente di un bus può trasportare ad un prezzo ragionevole. Quale ragione mi ha spinto a prendere il bus? Non certo quella di risparmiare tempo e danaro! Ho preferito questa modalità per meditare il più a lungo possibile tra un punto e un altro dell’universo, intanto che i panorami di tre paesi diversi scorrono sotto le ruote possenti della mia casa momentanea. La verità è che sono inconsapevolmente spinto dal desiderio di capire quali tipologie di persone si incontrano tra le strade d'Europa. Infatti ad ogni mezzo di trasporto corrisponde una gradazione di umanità, di vite e di storie diverse. Nel mio piccolo volevo assaporare questa porzione di mondo.

Un mondo in transito che per diciassette ore condividerà un destino comune. Costretti alla convivenza collettiva dal fato delle scelte individuali. Durante il viaggio ognuno cercherà la propria posizione per dormire, il proprio modo di mangiare o di scrutare l'orizzonte. Ma tutti dovremo respirare il medesimo spazio, mentre nuovi compagni di viaggio si uniranno alla carovana nelle diverse fermate che ci aspettano. 

Bologna, Modena, Reggio Emilia, Genova, Marsiglia, Montpellier, Lloret de Mar, Barcellona. A fianco a me, seduta nei sedili opposti al mio finestrino, prende posizione una famiglia marocchina. Un presagio per il futuro? Allah è grande e Gheddafi è il suo profeta cantavano i CCCP. Mi affido alla sorte e li saluto porgendogli il buongiorno in un arabo stentato: " صَبَاح الخَيْ - Sabâh al-khàir". Ricevo in regalo un sorriso formato famiglia. Il primo del viaggio.Tutti mi rispondono con un'aria di compiaciuta sorpresa: "صَبَاح النُّوْر - Sabâh an-nûr". 

Intanto il bus parte. E metafisicamente io con lui. Probabilmente in questo tragitto ho già trovato compagnia. Inizio a scambiare due parole con il marito della gentile signora. Mi dice che sta andando da suo fratello a Barcellona per poi passare le vacanze in Marocco con tutta la famiglia. Non so cosa dirgli della mia meta perchè non ne ho una. Allora ascolto i suoi racconti sul suo paese. Nel mio orizzonte immaginativo inizio a vedere i minareti sul Mediterraneo.

Nelle diciassette ore successive il bus si è gremito di travellers, migranti e qualche losca figura. Durante l'attraversata ho imparato qualche nuova parola di arabo, mangiato cous cous e mi sono più volte chiesto quale fosse la mia dimensione in questa terra. Ovvero, se fosse legata al restare fermo per scrutare i bus della vita sfrecciare davanti a me, oppure fermarne qualcuno e salirci. Migliaia di chilometri sono stati macinati fino all'approdo catalano, ma nessuna risposta è stata trovata a questo quesito.   

Ma questa è un'altra storia. Di sicuro non è l’ultimo bus in cui salirò. Questa fragile convinzione credo che possa essere già considerata come una microscopica risposta. Precaria e senza un fine preciso. Ma pur sempre una risposta. Per ora credo che possa bastare. A Barcellona splende il sole.