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mercoledì 1 agosto 2012
Joseph Mallord William Turner, Il naufragio della "Minotauro" |
Mala tempora o tempo di Crisi. Passaggi di civiltà. Credo
sia questa la nostra oggettività temporale. In questo avvio di agosto il
pensiero trasvola verso le condizioni materiali e immateriali della giovani
generazioni di questo Occidente infiacchito e mal concio. Un sibilo vigoroso si fa strada tra le pieghe
dei miei apparati sensoriali: è il rigurgito dispotico con cui la storia ha
riversato i suoi fulmini più taglienti proprio sopra le nostre teste. Spoglio
di un qualsiasi preavviso pertinente, il mare si è fatto turbine.
La
navigazione nelle acque della vita è divenuta quasi impossibile. Tutti in lotta
per ascendere verso l'albero più alto della barca, in modo da intravedere un
punto fermo all’orizzonte in cui riversare le proprie coordinate esistenziali.
Potere e finanza combaciano e si completano senza lasciare scampo al futuro. L’orizzonte
è buio. L'individuo isolato e nudo dentro la tempesta economica globale ha
perso la bussola psicofisica della sua essenza, mandando in frantumi ogni
possibile costruzione di vincoli di solidarietà.
In siffatto frangente ognuno
si sente svincolato dal poter decidere considerando l'altro da se. Senza
cooperare. Ma la tempesta non si placherà senza comportamenti solidaristici e
cooperativi. Con la sospensione astorica
delle nostre vite tutto sembra assumere la consistenza dei semi ovattati di
bianco che in primavera migrano per i campi, e che sospinti dal vento trovano tregua
in luoghi di confine estranei ad una scelta razionale e pretesa. Così vive la
mia generazione.
Un incessante migrare, flessibilmente coerente con le
dinamiche salariali della nostra epoca. Il contratto di lavoro scade alla stessa maniera
di un prodotto alimentare collocato sugli scaffali multietnici degli immensi mall nati come funghi nelle suburbie
della globalizzazione. Non esiste più il mercato del lavoro ma il supermercato
dei contratti in scadenza. Da consumare in fretta ed in silenzio: perché non si
sa quando e se la produzione ripartirà. E se tu ne sarai protagonista o
vittima. Il ciclo di vita non è più controllabile. La curva delle aspettative è
impazzita e priva di un orientamento teleologico.
La conoscenza non è più il
territorio in cui le classi subalterne possono liberarsi dal bisogno, al
contrario essa è diventata il simbolo della grande resa di milioni di individui
specializzati. Conosci ma sappi che non sei corrispondente a questo mondo. Il
tuo sapere è solo merce cognitiva destinata ad aumentare le scorte invendute
nei magazzini della Crisi.
Tutta la nostra esistenza post-moderna sembra legata
alla matematica dei mercati finanziari. Abbiamo bisogno dei numeri dello spread
per sorridere o meno. Per scrutare il futuro con speranza. Come un moto
iperbolico ogni mattina monta senza sosta l'onda dell'umanità che si collega in
automatico alle borse di Londra, Tokio o New York. I nuovi templi dell'umano
destino.
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