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martedì 4 dicembre 2012



Secondo gli ultimi dati forniti dall'Istat la disoccupazione nell'Isola si attesta al 14,6 per cento. Se a questo cifra aggreghiamo i disoccupati scoraggiati e tutti i lavoratori messi in cassa integrazione negli ultimi tre anni, il quadro diviene ancora più cupo. Per non parlare del precariato dilagante tra le giovani generazioni. 

Il segretario regionale della Cisl Mario Medde ha dichiarato all'Unione Sarda del 3 dicembre che "non si può uscire dalla crisi peggiore della storia autonomistica sarda, confermata dagli ultimi dati sulla disoccupazione, se lo Stato non riconosce le ragioni del divario strutturale tra l'Isola e le altre regioni d'Italia". 

La Nuova Sardegna riporta del 4 dicembre che "il governo ha confermato ieri che il progetto per portare il metano in Sardegna è slittato. La notizia, fatta trapelare da Sonatrac, la società algerina che partecipa al progetto Galsi, è stata ufficializzata dal sottosegretario allo Sviluppo economico Claudio De Vincenti. Il rappresentante del governo ha spiegato che l’Italia sta definendo le norme specifiche per la realizzazione di un altro gasdotto: si tratta del Tap, (acronimo inglese di Trans-Adriatic Pipeline), un progetto volto alla costruzione di un nuovo condotto che connetterà Italia e Grecia via Albania, permettendo l'afflusso di gas naturale proveniente dalla zona del Caucaso, del Mar Caspio e, potenzialmente, del Medio Oriente. Per il metanodotto Sardegna-Algeria è l’ultimo stop in ordine di tempo: la decisione sarà presa da Sonatrac, (la parte algerina del consorzio) nel maggio del prossimo anno. Ma i ritardi non lasciano presagire una soluzione positiva". 

Intanto che si svolgevano le primarie del centrosinistra mi sono chiesto più volte quali fossero i pensieri dei candidati riguardo al futuro della Sardegna. Silvio Lai, segretario del PD, ha sostenuto al TG3 che dalla  vittoria di Bersani anche l'Isola trarrà dei vantaggi. Questa legittima valutazione mi è sembrata un tantino ottimista, per non dire ingenua. Se non erro il Galsi fu un cavallo di battaglia del duo Prodi-Soru. 

La verità in questa fattispecie non sta ne mezzo, ma svolazza decisamente lontana dalle aspettative positive che vengono riposte in Bersani. I problemi strutturali della Sardegna ricercano delle risoluzioni di grande respiro, ovvero prendere coscienza che con l'attuale sistema normativo dell'Autonomia la Sardegna non verrà fuori mai dalla nessuna tipologia crisi; la cui genesi è indubitabilmente congiunturale ma che nel suo nucleo resta legata all'assenza di reali poteri di autogoverno. 

Il caso Galsi rende perfettamente l'idea delle criticità in campo, ovvero chi decide cosa e con quale obiettivo. E' evidente che per il governo italiano il punto focale non è la mancanza di metano in Sardegna, ma come farlo arrivare nella penisola in base a ben precise strategie geoenergetiche. Ecco perché la sovranità rimane il tema centrale della politica sarda. Ed è su questa centralità che bisogna congegnare un progetto di governo che abbia chiara una singola questione: modificare il rapporto Sardegna-Italia in maniera concreta in termini di poteri di sovranità a favore dell'Isola, mettendo nello stesso tempo i diritti del popolo sardo dinanzi agli interessi dell'Italia. 

Le culture indipendentiste hanno già chiaro questo passaggio. Le altre forze politiche che visioni possiedono? Il nodo da sciogliere è quello della sovranità, ovvero il potere di decidere il nostro futuro basandoci sulle nostre risorse e inserendoci nel contesto economico internazionale. E’ stata la perdita di sovranità da parte della Sardegna a ratificare la non possibile risoluzione delle problematicità poste fin dai tempi della Perfetta fusione e ad impedire, come conseguenza, lo sviluppo dell'Isola. 

Sovranità poi, in questo costituzionalismo del nostro tempo, a molti livelli, può solo significare che non si è estranei alla sfera dove le decisioni massime diventano co-decisoni. E che si è in grado di cogliere le interdipendenze di ogni decisione con un’altra: non più su una scala gerarchica ma in un sistema di convivenze istituzionali. Dentro queste “convivenze istituzionali”, la Sardegna dovrebbe agire con una soggettività giuridica nuova e indipendente. Co-decidendo con gli altri, ma da pari.

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