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domenica 11 novembre 2012

Istanbul. Il tuo amore è ambito da due continenti. Da sempre in lotta per possedere le tue grazie. Consumata dai secoli, arde senza tempo la fiamma della tua grandezza. Asia ed Europa smembrate dal Bosforo, combattono per una tua carezza di pochi attimi. Ogni notte. Nella speranza di non abbandonarti più, vagando senza meta nelle strade buie dell’antichità delle tue sembianze. Istanbul non si lascia conquistare. 

Diserta dagli sguardi. Piena di orgoglio per la sua bellezza inconscia, affonda le sue radici estetiche nel misticismo dei mosaici bizantini, nei riti della stella di David e nel richiamo zuccherato dei suoi muezzin. Minareti si scagliano tirannici verso il cielo mentre Istanbul sonnecchia sulle battige dell'Eurasia. Tra le sue vie si fondono i visi di ogni carovana immaginabile. Direzione: Samarcanda, Venezia o Alessandria d'Egitto. L'eredità imperiale rovesciata nei fasti dei palazzi dei sultani. Istanbul è lì. Ebraismo, Islam e Cristianesimo. 

Un’occhiata maliziosa verso il Corno d'Oro. Tutto è bagliore. Qualsiasi profumo è trasportato dal vento come un dono pregiato. Succhi di melograno ci accompagnano verso il Mediterraneo. Le spezie sbottonano il cammino verso la Mesopotamia. Tutto senza che niente si muova realmente, codificato nello scorrere dei secoli solidificati nelle ferite di Costantinopoli. Chi sei tu Istanbul? Tutti noi. Come Gerusalemme. Nelle chiese armene il lascito macabro dei massacri dell'Oriente cristiano. Hagia Sophia. Regina delle tenebre. Bisanzio. Mistero. Nel cuore della metropoli recente. 




Distesa di fronte al mare blu di Maometto scruti la vastità dei tuoi inconfessati sentieri. Amarti è semplice. Istanbul. Non c'è passo nel tuo ventre che non calpesti il nostro passato. Non c'è goccia di sangue che non arrivi nelle tue vene. Basta un tuo tramonto per trafiggere l'animo delle genti. Divisa dai mari, dalla terra e dalla storia non appartieni a nessuno. Ma sei il centro del mondo nella tua unica essenza multiforme.

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